Don Rino Valente ha lasciato la parrocchia il 7 maggio 2023
arriverà DON GIANNI MARIA DE MICHELI quale parroco e amministratore delle 4 parrocchie
E da ultimo una notizia che mi riguarda personalmente. Prima di
Natale l'Arcivescovo mi ha chiamato a mi ha detto "don Gianni ormai hai una
certa età". Gli ho detto "grazie, anche lei". Sai com'è. Ma lui è andato avanti
e mi ha detto "hai un'età in cui, nella Chiesa, nella nostra Diocesi, bisogna
assumersi delle responsabilità un pochino più grandi. E mi ha detto che dal
primo settembre sarò responsabile della Comunità Pastorale Beata Vergine
Addolorata in Paderno, Robbiate e Verderio”. Così, ieri, domenica 19 marzo, sul
finire della messa delle 10, dopo aver dato gli avvisi della settimana e dopo
aver invitato i fedeli ad uscire, al termine della funzione, dalle porte
laterali per godere poi sul sagrato di una sorpresa preparata dai ragazzi per la
festa del papà, don Gianni De Micheli ha annunciato che, con l'arrivo
dell'autunno, lascerà Civate. Vi era approdato nel 2009, come amministratore
parrocchiale. Ad oggi non si sa ancora chi lo sostituirà. A Paderno, Robbiate e
Verderio, invece, rileverà don Fabio Biancaniello, decano, già alla testa anche
della parrocchia di Montevecchia, subentrato al timone della Comunità Pastorale
Beata Vergine Addolorata a don Antonio Caldarola, arrivato a fine mandato per
sopraggiunti limiti d'età.
“Questa Comunità di quattro parrocchie, di circa 16.000 abitanti, da un paio
d'anni non ha più un parroco responsabile” ha spiegato ai civatesi don Gianni,
ben conscio della prova che lo aspetta.
“Avrà quattro collaboratori: il più giovane ha 78 anni, il più anziano 84” ha
infatti altresì sottolineato, a giustificazione di un annuncio di trasferimento
dato con largo anticipo, anche per avere il tempo, fisicamente, di compiere i
necessari interventi strutturali presso la canonica che diventerà la sua nuova
abitazione. “La casa dove andrò a Verderio Superiore ha bisogno di un po' di
lavori, non solo per ospitare me ma anche per ospitare i miei genitori. Da dopo
Pasqua incomincerò un cammino di avvicinamento a questa Comunità, per preparare
insieme l'estate e poi per incominciare un lavoro possibile dal primo settembre.
Porto l'esperienza vissuta qui, cresciuta insieme con voi ma penso che la cosa
più bella da portare sia la comunione nella preghiera, nella vicinanza, nella
testimonianza fraterna. Vi chiedo – ha detto ai fedeli civatesi - questo per me,
per la nuova Comunità, per il nuovo parroco che arriverà qui e anche un po' per
i miei genitori perché spostarsi, alla loro età, non è mai cosa semplice”.
Classe 1966, ordinato dall'Arcivescovo Carlo Maria Martini il 12 giugno 1993,
don Gianni è stato Vicario parrocchiale presso la Parrocchia di Santo Stefano
Protomartire a Tradate (VA) e a Bovisio Masciago prima di approdare a Lurago,
Monguzzo e in altri comuni comaschi. In occasione del 30° di sacerdozio, dunque,
un nuovo cambio, dopo 14 anni tra la gente di Civate.
parrocchia dei SS.Giuseppe e Floriano
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Consultorio familiare: tel. 039928511
Verderio exSuperiore è un grazioso paese in provincia di Lecco, che s’insinua tra il corso dell’Adda e le province di Milano e Bergamo, ricco di testimonianze storiche e culturali tipiche della Brianza. E’ presumibile collocare l’origine del paese in epoca romana (II-I sec. a. C.), poiché il nome Verderio sembra derivare dal termine “Veredi”, che stava ad indicare una particolare razza di cavalli piccoli ma velocissimi che servivano ai romani per avere rapide comunicazioni con le terre conquistate. A Verderio c’era forse una stazione di cambio-cavalli: da qui il nome. Dopo il periodo romano, il piccolo villaggio di contadini fu esposto alle invasioni di popolazioni germaniche come gli Eruli e i Goti e al violento stanziamento dei Longobardi. Il nome “Verderio” lo troviamo qualche secolo più tardi ad indicare l’origine o la sede di uno tra i primi Cavalieri dell’Ordine dei Templari (sorta nel 1119), tale Dalmazio da Verderio, morto nell’anno 1149. La divisione in Verderio Superiore e Inferiore è forse da far risalire alla spartizione dei beni dell’Ordine, quando esso venne soppresso nel 1302. In un documento del 1512, atto di cessione alla famiglia Ajroldi di alcuni possedimenti del monastero femminile di S. Agostino di Milano, troviamo il nome di Verderio Superiore. Durante l’ultimo Medioevo e per tutta l’epoca moderna Verderio fece parte dei territori prima del Ducato di Milano, poi governati dagli Spagnoli e dagli Austriaci. Nel periodo della Repubblica Cisalpina (1796-1799) Verderio fu teatro di una sanguinosa battaglia, combattuta il 28 aprile 1799 e vinta dagli austriaci contro forze francesi. Ma la storia di Verderio Superiore, nei secoli dell’età moderna, è legata alla “politica” di alcune famiglie nobiliari, proprietarie di gran parte delle terre. Si tratta delle famiglie Arrigoni, Confalonieri e Gnecchi-Ruscone. La vita religiosa, contrariamente a quella politica, era presente con una sola comunità, con la chiesa parrocchiale a Superiore. Tutto questo fino al 1778, anno in cui l’arcivescovo di Milano, resosi conto anche della divisione religiosa, ordinò l’istituzione di due parrocchie distinte e autonome. Dopo le grandi famiglie, è storia di duro lavoro, talvolta di miseria, ma ricca di valori morali e di schietta religiosità popolare. Una vita contadina comune ad altri paesi limitrofi. Un significativo sviluppo urbanistico ed edilizio e l’arrivo di cittadini provenienti da altre realtà europee e mondiali hanno cambiato il volto di Verderio, arricchendolo di nuove e ricche esperienze e testimonianze. Nel 1985 la storia dei due Verderio è stata raccontata nel volume “Verderio, la storia attraverso le immagini e i personaggi”. |
EDIFICI E BENI ARTISTICO-CULTURALI DI RILIEVO A Verderio Superiore è bene ricordare il Palazzo Comunale, costruito nel 1910 e l’imponente Villa Gnecchi Ruscone, con il parco pubblico della “Fontana del Nettuno” che, per secoli, è stata frequentata da numerose personalità della politica, della cultura, dell’arte. Nelle adiacenze della Villa e dell’edificio denominato l’Aia, una bellissima struttura recentemente recuperata, si combatté anche la famosa Battaglia di Verderio del 28 aprile 1799, tra le forze austro-russe e quelle francesi. La vittoria arrise agli austro-russi e, attorno alla villa, vennero sepolte più di tremila persone. Oltre ai soldati trovarono pace anche numerosi contadini che vennero coinvolti nella battaglia. Nel 1898, Giuseppe Gnecchi, realizzò l’acquedotto “Fonte Regina” e l’anno successivo cedette il terreno alla parrocchia per la costruzione del nuovo cimitero. Nel 1902, il 26 settembre, venne inaugurata la nuova chiesa dedicata ai santi Giuseppe e Floriano. Importante è ricordare e ammirare il Polittico di Giovanni Canavesio, del 1499, posto sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale. Nel 1922, venne eretta una scuola materna la quale venne donata alle suore dell’Immacolata di Genova. Di particolare importanza la Chiesetta di S. Ambrogio la cui origine si perde nei tempi. La prima costruzione potrebbe risalire ai tempi di Ariberto, discendente da famiglia longobarda, ordinato vescovo di Milano il 29 marzo 1018. Numerose sono anche le cascine, alcune delle quali sono state abbattute o abbandonate. Quella più conosciuta è “La Salette”, i cui lavori iniziarono nel 1850 e portati a termine nel gennaio del 1856. La cascina ricorda l’apparizione della Madonna in Francia, a La Salette, avvenuta nel 1846. Le altre cascine ancora abitate e funzionanti sono l’Airolda che, prima di essere acquistata dalla famiglia Ajroldi di Milano nel 1512, era un monastero delle suore di S. Agostino, la cascina Malpensata la cui origine risale al ‘700, la cascina Isabella, la cascina S. Carlo, la cascina Alba (l’unica disabitata). |
La Chiesa di Verderio exSuperiore (Lecco) fu progettata sul finire dell’Ottocento dall’Architetto Fausto Bagatti Valsecchi e
dall’Architetto Enrico Combi in stile gotico - lombardo: il lavoro di costruzione iniziò nel 1898 e durò quattro anni. .
Nel 1902, il 26 settembre, venne inaugurata la nuova chiesa dedicata ai santi Giuseppe e Floriano. Importante è ricordare
e ammirare il Polittico di Giovanni Canavesio, del 1499, posto sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale
Le facciate e il campanile furono costruite in laterizio, materiale che,
prima del restauro e in particolare nel campanile,
presentava sensibili problemi di degrado superficiale.
Nel corso del restauro Syremont eseguì una indagine per valutare lo stato di
conservazione e per scegliere i prodotti
necessari sia alla riaggregazione delle parti decoesionate superficialmente, sia alla protezione finale.
I risultati dell’indagine furono presentati al Convegno di Bressanone del 1992.
Successivamente, nel corso del restauro, l’intervento conservativo è stato
realizzato con Akeogard CO, applicato
in ragione di 15 g/mq. Si è così ottenuta una Efficacia Protettiva superiore al 95%.
La “capella” di San Fiorano di Verderio è citata nel 1398 tra quelle del plebato di Brivio (Notitia cleri 1398).
Nel Liber seminarii mediolanensis del 1564 figura tra le rettorie della pieve di Brivio anche quella di San Fiorano di Verderio.
Dal XVI al XVIII secolo la parrocchia di Verderio Superiore, a cui era preposto il vicario foraneo di Brivio,
è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi e delegati arcivescovili di Milano nella pieve
di Brivio, inserita nella regione V della diocesi. Nel 1754, durante la visita dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nella pieve di Brivio,
nella chiesa parrocchiale di San Floriano, si aveva la confraternita del Santissimo Rosario, eretta all’altare della Beata Vergine il
4 maggio 1653 dal magistro Cipriano Biumi del convento di Sant’Eustogio di Milano. Il numero dei parrocchiani era di 840 di
cui 600 comunicati. Entro i confini della parrocchia di Verderio Superiore esistevano gli oratori di Sant’Ambrogio;
Santi Nazaro e Celso in Verderio Inferiore; San Giovanni Battista alla Brugarola (Visita Pozzobonelli, Pieve di Brivio).
Verso la fine del XVIII secolo, secondo la nota specifica delle esenzioni prediali a favore delle parrocchie dello stato di Milano,
la parrocchia di Verderio Superiore con Verderio Inferiore possedeva fondi per 355.6 pertiche; il numero delle anime, conteggiato
tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780, era complessivamente di 949 (Nota parrocchie Stato di Milano, 1781).
Nella coeva tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano, la rendita netta della parrocchia di Verderio
Superiore assommava a lire 1098.4.6; la nomina del beneficio della parrocchia di Verderio Superiore spettava all’ordinario
(Tabella parrocchie diocesi di Milano, 1781). Nel 1897, all’epoca della prima visita pastorale dell'arcivescovo
Andrea Carlo Ferrari nella pieve di Brivio, la rendita netta del beneficio parrocchiale assommava a lire 2000,
con l’esclusione di due benefici coadiutorali. Entro i confini della parrocchia San Fiorano esisteva l’oratorio di Sant’Ambrogio;
si aveva la confraternita del Santissimo Sacramento. Il numero dei parrocchiani era di 1100 (Visita Ferrari, I, Pieve di Brivio).
Con decreto 30 gennaio 1912 dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari la parrocchia di Verderio Superiore fu attribuita alla
pieve e vicariato foraneo di Merate (DCA, Merate). Dal 1912 la parrocchia dei Santi Giuseppe e Fiorano di
Verderio Superiore è stata compresa nella pieve e vicariato foraneo di Merate, nella regione V, fino alla revisione della
struttura territoriale della diocesi, attuata tra 1971 e 1972 (decreto 11 marzo 1971) (RDMi 1971) (Sinodo Colombo 1972,
cost. 326), quando è stata attribuita al decanato di Missaglia nella zona pastorale III di Lecco e, con decreto 2 maggio 1974
dell’arcivescovo Giovanni Colombo, assegnata al nuovo decanato di Merate (decreto 2 maggio 1974) (RDMi 1974).
Il 26 ottobre, una bellissima domenica autunnale, è stata grande festa a Verderio Superiore
per la consacrazione della nuova chiesa. Sono trascorsi cento anni esatti da quando l’allora
cardinale di Milano Andrea Carlo Ferrari si recava a Verderio (allora circa mille abitanti,
nella Brianza orientale, a due passi dall’Adda, una striscia di terra pianeggiante che dava lavoro
alle famiglie contadine raccolte nelle cascine e nei cortili) per inaugurare la nuova chiesa
parrocchiale. Il nuovo, sontuoso edificio per il culto cristiano era stato voluto dalla signora Giuseppina Turati,
esponente di quella famiglia Gnecchi Ruscone, che a Verderio aveva molte proprietà e dimorava
nella magnifica villa patrizia già Confalonieri. La nuova Chiesa fu intitolata,
come già la precedente, al patrono San Floriano. In onore della fondatrice e di suo marito,
Giuseppe Gnecchi Ruscone, la chiesa fu dedicata anche a San Giuseppe.
Al progetto della chiesa lavorarono il nobile Fausto Bagatti Valsecchi e l’ingegner Enrico
Combi. La posa della prima pietra ebbe luogo il 4 settembre 1898, prima domenica del mese,
tradizionale giorno di festa per il paese. La costruzione fu affidata a Giuseppe Clapis, capomastro
di Bernareggio. La popolazione della parrocchia diede il proprio contributo lavorando gratuitamente
allo scavo delle fondamenta e alla preparazione dei materiali utilizzati poi dall’impresa.
Lo stile prescelto per la nuova parrocchiale, che sorse a poca distanza dal luogo in cui si trovava
la vecchia chiesa, oggi sconsacrata, fu il neoromanico o, per l’esattezza, quel romanico attardato,
ricco di elementi gotici, proprio degli edifici religiosi lombardi tra XIV e XV secolo.
Per quanto riguarda la planimetria, la chiesa di Verderio si presenta a croce latina, con tre
navate che si intersecano con il transetto molto ridotto, terminante ai lati con absidi poligonali.
Nella sommità della cupola si aprono otto finestre terminanti ad arco che ne illuminano l’interno,
ma soprattutto convogliano la luce nel punto iù importante della chiesa, il presbiterio.
Anche le forme e le decorazioni dell’esterno rimandano all’architettura lombarda del XV secolo:
la realizzazione in laterizio, il cui colore rosso viene esaltato dagli inserti ad intonaco e dalla presenza i marmo
bianco; l’impiego congiunto di arco a tutto sesto e arco a sesto acuto; il ricorso a molteplici
aperture per alleggerire le pareti murarie.
La facciata ha un profilo a spioventi interrotti e risulta suddivisa in tre parti, per mezzo di semipilastri lievemente sporgenti.
La parte centrale, la più alta poiché corrisponde alla navata maggiore, ospita il portale marmoreo fortemente strombato,
il rosone ad intelaiatura radiale, anch’esso marmoreo e una piccola loggia con sottili colonne dal capitello corinzio stilizzato.
Come spesso accade, elementi decorativi presenti all’esterno di una chiesa vengono impiegati
anche per la decorazione all’interno di essa. Nella lunetta che sovrasta il portale ligneo d’accesso alla parrocchiale è dipinto,
in campo azzurro con stelle dorate, un sole radiante giallo spento e rosso, che riporta la suo interno il motto IHS.
Il sole, figura simbolica della vita che da Cristo si irradia a tutti gli uomini, è l’elemento dominante all’interno della chiesa, interamente decorata ad
affresco dal pittore milanese Ernesto Rusca, seguendo le indicazioni e i disegni forniti da Fausto Bagatti Valsecchi.
Da una visione d’insieme risulta evidente che per l’intero apparato decorativo di pareti e volte ci si è ispirati alla tipica
policromia di impronta medioevale, resa però più leggera
dalla scelta di mantenere il campo bianco di fondo, così che le fasce ornamentali di motivi geometrici
e floreali, poste a decorazione delle cornici delle finestre, degli intradossi degli archi e dei costoloni delle volte, possano
dispiegare liberamente la pienezza cromatica dei rossi, dei gialli, dei verdi e dei blu che le compongono.
Ancora oggi, nonostante lo sviluppo edilizio abbia reso il paesaggio più eterogeneo e confuso,
Verderio Superiore è individuabile, anche da considerevole distanza, dal campanile della sua chiesa, che spicca per
l’altezza e per la forma architettonica inusuale nella zona.
Nella chiesa sono custodite molte opere che, oltre ad avere un valore devozionale, sono particolarmente interessanti
sul piano artistico: il grande polittico con Madonna in trono e Santi posto sull’altare maggiore; i tre dipinti che hanno
rispettivamente per soggetto l’Adorazione dei pastori, la Crocifissione e la Deposizione di Cristo nel sepolcro;
la Madonna con bambino, opera scultorea di età medioevale. In occasione del centenario della chiesa, la parrocchia ha organizzato
una serie di iniziative, per sottolineare e diffondere la conoscenza del valore storico-artistico dell’edificio e per ricordare,
con memoria umile e grata, il secolo – tutto il ‘900 - di vita religiosa della parrocchia. Tra le altre cose, un volume
di più di 200 pagine, arricchito di molte immagini a colori e in bianco e nero, ripercorre la storia della parrocchia a partire
da documenti di età medioevale, ricostruisce la storia dell’idea, del progetto e della realizzazione della chiesa, ne
approfondisce gli aspetti architettonici e artistici e racconta i momenti salienti della parrocchia nel ‘900 attraverso
la voce dei parroci del paese contenuta nel “Liber chronicus”;il libro Verderio - La chiesa parrocchiale
dei Santi Giuseppe e Floriano; 1902-2002, un secolo di storia, arte e vita religiosa si può richiedere
direttamente in parrocchia (don Luigi Sala, tel. 039/510.057) oppure presso la cartoleria “Il fermaglio” di Verderio Superiore (tel. 039/512.433).
Una mostra fotografica ha restituito volti e momenti significativi della vita del paese nel corso dell’ultimo secolo e
una mostra di oggetti sacri e arredi liturgici, una sorta di “piccolo museo” di preziosi manufatti conservati in
parrocchia, ha richiamato l’intensità e la storia della liturgia cristiana, che ha avuto il suo riferimento costante
nella mensa eucaristica della chiesa parrocchiale:
è per questo che il momento più significativo e culminante dei festeggiamenti per il centenario si è svolto il
26 ottobre a cento anni esatti dalla consacrazione della chiesa, con la consacrazione del nuovo altare per
opera del Vicario Generale della Diocesi, Mons. Giovanni Giudici.
La sera del 25 ottobre 1902, vigilia della festa di consacrazione, con un concerto fu inaugurato
il nuovo organo donato dalla famiglia Gnecchi e costruito dalla prestigiosa ditta Tamburini di Crema;
per i cento anni della chiesa, la parrocchia ha provveduto al restauro dell’organo centenario, le cui note
potenti e melodiose si sono potute riascoltare, il 7 settembre scorso, in occasione del
concerto del maestro organista Roberto Maria Cucinotta.
La serata della consacrazione del nuovo altare del 26 ottobre sì è conclusa con un altro concerto
di musica sacra delle Scholae Cantorum di Novate e Sartirana e con la partecipazione straordinaria di
alcuni strumentisti della Banda Sociale Meratese.
La Pala che orna l’altare maggiore della parrocchiale di Verderio Superiore è opera di Giovanni
Canavesio. Sulla vita di questo pittore si hanno pochi dati certi: nato intorno agli anni Trenta del ‘400,
è solo dal 1480 in poi che le notizie sul suo conto si infittiscono e grazie alle opere firmate e datate risulta
più agevole ricostruire gli spostamenti di questo artista, spostamenti che interessano soprattutto la Liguria
occidentale e l’entroterra nizzardo. Il polittico di Verderio è probabilmente
fra le ultime opere realizzate dal pittore pinerolese. Secondo l’iscrizione che si legge nella zona inferiore del polittico,
sottostante la predella, l’opera, realizzata a tempera e raffigurante la Vergine in trono circondata da Santi,
fu portata a termine il 20 marzo 1499 e fu eseguita per la chiesa di Pornassio, comune nell’alta valle dell’Arroscia
(provincia di Imperia); solo alla fine del XIX secolo,
acquisito dalla famiglia Gnecchi Ruscone, il polittico venne da questa donato alla parrocchiale
di Verderio Superiore. La Pala si articola in ben trentuno scomparti; nella parte mediana e centrale, in posizione
d’onore, è raffigurata la Vergine con il Figlio assisa in trono, recante nell’aureola d’oro le prime parole dell’
Ave Maria. Ai suoi lati, coronate da baldacchini in legno dorato, campeggiano
le figure intere di quattro santi, San Dalmazio (la pala è dedicata, oltre che alla Vergine, a questo santo, come
dice la citata iscrizione) e Giovanni Battista a sinistra, l’Arcangelo Michele e San Pietro a destra.
Superiormente a questa fascia, nella cimasa, trovano posto le mezze figure dei Dottori della Chiesa:
Sant’Ambrogio e Sant’Agostino a destra, San Girolamo e San Gregorio a sinistra. Nelle cuspidi alla
sommità dell’opera, sono contenute in dimensioni minori le figure, sempre a mezzo busto, di quattro sante:
Sant’Agata, Santa Lucia, Santa Marta e Santa Caterina.
Fra le due coppie di Sante, sopra il pannello della Vergine, è posta la seconda composizione
principale dell’opera: coronata, come la sottostante, da baldacchino, vi è la Deposizione di Cristo
dalla croce, un tema che ricorre con frequenza nelle opere di Canavesio. Questo insieme di quattordici scomparti
è legato al fondo da una predella composta da piccoli quadri raffiguranti le scene della vita della Vergine: la
Visita a Elisabetta, il Presepio, l’Adorazione dei Magi, la presentazione al tempio, la Fuga in Egitto.
Ai due estremi della predella le figure dei profeti Isaia e David. A chiudere lateralmente l’opera vi sono
due fasce verticali contenenti le figure intere di diversi santi, quattro da una parte e cinque dall’altra.
Il primo in alto a sinistra è lo stesso pittore, Giovanni Canavesio. L’imponente cornice che inquadra
gli scomparti non è integralmente originale e appare in diversi punti rifatta, ma il disegno d’insieme dell’opera, di raffigurazione e intelaiatura
lignea, si inserisce perfettamente nella corrente della pittura devozionale ligure del Quattrocento.
"Pieve di Brivio" 199
HARVM . ABORIGINES . SEDIVM
GRAECI. DIXERE . OROBIOS
INDE . COLLI . ET . CIRCVMIECTIS . FINIBVS
NOMEN . MANET ( 1)
Era in Robbiate un castello, che dipendeva dal monastero maggiore di Milano nel 1195.
Da qui proviene la nobile ed antica famiglia Ajroldi, i di cui ascendenti vi ebbero sede,
e fiorirono molto al tempo dell'arcivescovo Ottone, da cui furono massimamente
benemeriti . Nel 1647 fu dato in feudo con titolo di contea alla estinta famiglia Coria,
una delle più antiche dello Stato di Milano. Verderio Superiore ha la parrocchia da non
molti anni eretta nella chiesa di San Fioriano. Verderio inferiore era la matrice, dove sempre
risiedette il parroco . in rimoti tempi dicevasi Verdezum . L'antico Ordine dei Templari
aveva in questo distretto dei fondi nel 1149 affittati da Maestro dell'Ordine ad Adelardo
diacono della Metropolitana. E' nota la battaglia di Verderio successa il 28 aprile 1799
tra l'armata austriaca comandata dal generale barone Wukassovich, e l'armata francese
alla cui testa trovavasi il generale Serrurier. I due nemici si combatterono su quattro punti
con un coraggio senza esempio. La sorte della battaglia restò lungo tempo indecisa : ma
finalmente la fanteria tedesca obbligò la divisione francese a ritirarsi, abbandonare i propri
trinceramenti ed arrendersi al vincitore. Il generale Serrurier ed il generale piemontese Fresia,
60 ufficiali francesi di diverso rango, 2900 fanti, 5 cannoni, una bandiera e 400 cavalli caddero
in mano degli austriaci. Nel luogo della battaglia fu posta la seguente iscrizione :
Regione V
QUI GIACIONO LE OSSA
DEL PRODE GIOVINE CAPITANO
SAMUELE SCHEDIVS
NOBILE VNGARESE DI MODRA
CHE NELLA BATTAGLIA ARDENTE IN VERDERIO
AI 28 DI APRILE DEL 1799
FRA LE ARMATE AVSTRIACHE E LE FRANCESI
SEGNALO' COL SVO SANGUE
LA PIENA VITTORIA DELLE PRIME
IL CONTE AMBROGIO ANNONI
FECE INNALZARE
ALLA MEMORIA DEL VALORE DI LUI
E DE ' COMMILITONI
QUESTO MONVMENTO